Storia

L’archivio privato Carlo Erba nasce a Roma nei primi settanta, grazie al lavoro di ricerca avviato da Marco Rossi Lecce tra le carte e i documenti di famiglia, che nel 1920 la nonna materna, la marchesa Bianca Erba Pino Lecce, aveva portato con sé da Milano a Roma insieme con un cospicuo nucleo di disegni, dipinti e incisioni del fratello, Carlo Erba, morto prematuramente in guerra nel 1917. Tra questi materiali Marco Rossi Lecce rinviene nel 1977 un frammento di carta rosa con i nomi di alcuni futuristi: Anselmo Bucci, Umberto Boccioni, Carlo Erba, Achille Funi, Filippo Tommaso Marinetti, Ugo Piatti, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia. Il pezzo di carta altro non è che lo stralcio di un articolo a firma di Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato in due puntate sulla “Gazzetta dello sport” nel 1916, che riporta un ampio, dettagliato resoconto delle imprese messe in atto, tra maggio e novembre del 1915, da un manipolo di artisti futuristi riuniti nell’VIII plotone del Battagliane Lombardo Volontari Ciclisti e Automobilisti. Il testo, mai citato fino a quel momento dalla storiografia critica, si rivela essere il primo documento sull’esperienza dei futuristi in guerra, che aprì al critico e storico dell’arte Enrico Crispolti un ulteriore orizzonte di studio e, a Marco Rossi Lecce, rinnovate ipotesi sul campo per ricostruire biografia e attività del proprio avo.

Marco Rossi Lecce con Giuseppe Sprovieri e Marina Miraglia, Roma, Istituto Centrale per la Grafica, inaugurazione della mostra “Carlo Erba. Una memoria nel futurismo”, 9 aprile 1981
A questa fortuita scoperta, segue nel 1979-1980 il progetto di rintracciare protagonisti del Futurismo e superstiti del Battaglione, intervistarli e realizzare un documentario, per raccontare quella storia di vita e avanguardia con un mezzo allora sperimentale nella ricerca storico-artistica, il video. Grazie alle ricerche condotte da Alberto Grifi sul restauro dei nastri magnetici, i materiali registrati tra il 1979 e il 1980 sono stati restaurati nel 2008 dall’Archivio Carlo Erba e una parte (5 delle 10 ore di girato restaurato) è stata utilizzata per realizzare il documentario Sulle tracce del futurismo (regia di Maurizio Carrassi e Fabio Solimini, trattamento e coordinamento scientifico di Francesca Franco), che è stato co-prodotto con l’Assessorato alle politiche culturali del Comune di Roma nel 2009 per il centenario della nascita del Futurismo e presentato in anteprima in Palazzo delle Esposizioni a Roma e alla Biblioteca Sormani di Milano.

Marco Rossi Lecce con Enrico Crispolti e Marina Miraglia, Roma, Istituto
Centrale per la Grafica, inaugurazione della mostra “Carlo Erba. Una memoria
nel futurismo”, 9 aprile 1981

Il lavoro più difficile condotto dall’Archivio è stata l’individuazione delle opere pittoriche dell’artista, molte delle quali sono andate disperse subito dopo la fine della Grande Guerra, alcune donate, altre vendute (a collezionisti statunitensi), altre – soprattutto quelle segnate dalle scomposizioni del periodo futurista – distrutte, anche a causa del repentino cambiamento dei gusti e dalla sfortuna che il Futurismo incontrò negli anni del “ritorno all’ordine”. I primi frutti del lavoro di ricerca condotto da Marco Rossi Lecce negli anni settanta sono stati l’arricchimento dei materiali dell’archivio, con importanti ritrovamenti, e nel 1981 la prima grande retrospettiva dell’opera grafica di Carlo Erba, organizzata dall’Istituto Centrale per la Grafica di Roma (allora Istituto Nazionale perla Grafica-Calcografia) e corredata da un esaustivo catalogo edito dalla casa editrice De Luca. Segue, nel 1984, la seconda importante retrospettiva, allestita in occasione del centenario della nascita dell’artista, in Palazzo della Permanente a Milano (catalogo Mazzotta).

L’Archivio Carlo Erba conserva attualmente alcune centinaia di disegni realizzati dall’artista fra il 1907-08 e il 1917; 26 lastre (25 di zinco e una di rame) incise fra il 1908 e il 1914 nonché le stampe originali all’acquaforte, acquatinta e punta secca. Nel 1984, in occasione della mostra alla Permanente di Milano, furono tirate dalle lastre originali 50 cartelle, dichiarate ufficialmente postume. Tutti i disegni e le incisioni provenienti dall’archivio riportano il timbro a secco degli Eredi Carlo Erba. Alle opere si aggiungono lettere e documenti manoscritti dell’artista, volumi, cataloghi e articoli di giornali relativi alla sua attività (in vita e post mortem), un fondo fotografico atto a documentare l’intera ricerca dell’artista. Un secondo fondo fotografico raccoglie, invece, l’esperienza della Grande Guerra, compiuta da Carlo Erba prima all’interno del Battaglione Volontari Ciclisti e Automobilisti insieme con altri futuristi – dalla preparazione a Gallarate alla guerra sul fronte – poi nel Corpo degli Alpini fino alla Battaglia dell’Ortigara, dove Carlo Erba muore il 12 giugno 1917. Un terzo fondo fotografico è, invece, riferibile alla storia familiare della casa Erba – Pino Lecce, famiglia legata attraverso matrimoni e parentele alla recente e antica aristocrazia italiana d’inizio Novecento: i Volonteri, i Visconti di Modrone (da cui discende il regista Luchino Visconti), gli Odescalchi. Questo fondo raccoglie documenti che vanno dalla prima metà dell’Ottocento alla seconda Guerra mondiale, dal dopoguerra fino agli anni sessanta.

Strumento prezioso nel ritrovamento delle opere si è rivelata essere l’importante documentazione fotografica in possesso dell’Archivio, che ha permesso di dare un volto anche a opere di cui si erano perse da tempo le tracce. Casi emblematici sono stati, nel 1984, la restituzione a Erba del dipinto Le prime case della città (1910-1911), erroneamente ascritto a Luigi Russolo a causa di una firma non autografa; nel 2008, il ritrovamento in una cantina di quello che è stato accertato essere lo studio preparatorio per il dipinto Passo di One step, opera lodata da Margerita Sarfatti alla mostra del gruppo Nuove Tendenze, che si tenne alla Famiglia Artistica di Milano nel maggio 1914; oppure, l’attribuzione a Erba del quadro Ragazza con fiori (1912), emerso a Milano sempre nel 2008, grazie al confronto puntuale con il relativo disegno.

Dal 2006 l’archivio è curato da Marco Rossi Lecce insieme con la storica e critica d’arte Francesca Franco, alla quale è delegato lo studio e l’autenticazione delle opere.